LE NOTTI CHE PORTO IN GREMBO

(esercizi per gli occhi)

Ogni notte regala ai nostri occhi un colore diverso, e ogni viaggio lascia dietro di sé una storia unica, singolare.
Partendo dall’iconografia della dea egizia Nut, il lavoro si compone di diversi monotipi e incisioni a puntasecca. Ogni stampa appartiene a una serie di immagini, colori, suggestioni raccolti durante un viaggio fatto dalle due artiste attraverso la Valle del Douro, in Portogallo. L’installazione è un taccuino di viaggio decomposto in cui sono contenuti ricordi e appunti visivi strutturati secondo una geometrizzazione dell’iconografia di Nut, solitamente rappresentata nuda con le braccia e le gambe protese verso la terra e il corpo arcuato, simbolo della volta celeste, trapunto di stelle. Secondo il mito, durante il giorno, i corpi celesti come il Sole e la Luna si sarebbero fatti strada attraverso il suo corpo; poi, all’imbrunire, sarebbero stati inghiottiti, passati attraverso la sua pancia durante la notte per rinascere all’alba.
L’installazione regala a chi la osserva un campionario da sfogliare, in cui sono raccolte tonalità di blu collezionate in sette giorni e sette notti sotto il cielo della regione del Douro. La ricerca coloristica si muove dall’oscurità delle notti più buie alle prime luci del mattino. Mentre nelle parti più buie risulta difficile distinguere con chiarezza i segni, in quelle più chiare la luce permette di conoscere anche i più piccoli dettagli.
La luce è un elemento indispensabile per la vista dell’uomo, che deve esercitare i propri occhi per riuscire a vedere le figure nascoste nelle incisioni rupestri della Valle del Côa. Allo stesso modo le immagini che compongono l’installazione richiedono un allenamento visivo che implica un tempo di osservazione prolungato, al termine del quale sarà possibile scoprire anche i dettagli più nascosti di questa storia.

Installazione di monotipi e incisione a puntasecca su carta e stoffa, dimensioni variabili, 2019.

“Come Madre-Notte il suo corpo punteggiato di stelle occupa il cielo, con le gambe e le braccia che raggiungono la terra sotto di lei.
Al tramonto fa scomparire il sole, e ogni mattina gli da’ nuovamente nascita.
Ella abbraccia tutte le cose.
È  l’inconscio da cui sorgono tutte le immagini.”